La violenza economica è una forma di abuso per esercitare potere e controllo all'interno di una relazione. Generalmente dell’uomo verso la donna.
Questo tipo di violenza può manifestarsi in diversi modi, tra cui: controllo del reddito, limitazione dell’accesso alle risorse finanziarie personali e familiari, obbligo alla contrazione del debito, esclusione dalle decisioni finanziarie, sabotaggio economico.
Le sue radici sono complesse e spesso si intrecciano con vari aspetti culturali, sociali, economici e psicologici: disuguaglianza di genere, norme culturali e sociali, povertà e stress economico. Come individuare la violenza economica? non dice quanto guadagna; non ha accesso ai soldi nemmeno per le spese di casa (luce, acqua, gas, affitto, spesa); utilizza i soldi come scusa per minacciare o vendicarsi; controlla quanto spende, proibisce alcune spese e/o si sente in diritto di autorizzare piuttosto che no per comprare alcune cose necessarie; fa richieste, ad esempio relazioni sessuali, in cambio di soldi; è obbligata a chiedere in prestito del denaro ad altre persone; controlla le sue entrate. Questi e altri elementi possono far scattare il campanello d’allarme della violenza economica. Non lascia lividi questo tipo di situazione, ma può compromettere il benessere psico fisico della persona che la subisce. Può causare, ansia, dipendenza da sostanze, disturbi psicosomatici, depressione o attacchi di panico.
È necessario chiedere supporto ad amici e familiari ma soprattutto a professionisti che possano aiutare a uscire dalla spirale della violenza e della subordinazione.
Ogni donna deve cercare di creare la propria individualità senza mai permettere a un’altra persona di impadronirsi della propria indipendenza. Solo con una relazione paritaria, equa e libera non si rischierà di essere vittima della violenza economica.
Anche per questo, è fondamentale che si riducano sempre di più le disparità di genere nei mondi del lavoro.
Gli atteggiamenti agiti devono impedire che la vittima possa diventare economicamente indipendente, al fine di poter esercitare su di lei un potere indiretto, ma molto efficace.
Rientrano nella violenza economica, impedire di cercare o di mantenere un lavoro, non consentire alla vittima di utilizzare il suo stipendio o controllare ossessivamente come lo spende, controllare in ogni aspetto la gestione della vita quotidiana e/o non farsi carico degli impegni economici assunti con il matrimonio, oppure informalmente con la convivenza. Se la donna è straniera, il maltrattante può impedire la messa in regola dei documenti di soggiorno, impedendo così la ricerca del lavoro e rendendola legalmente vulnerabile, soprattutto in relazione all’affidamento dei figli.
Gli effetti della violenza economica diventano particolarmente gravi quando la vittima decide di uscire dalla situazione di maltrattamento e di cercare di ricostruirsi un’esistenza in autonomia. Gli stereotipi di genere, oltre a sostenere la diseguaglianza di genere, accrescono la violenza economica. Anche la situazione di divario salariale e lavorativo alimenta la violenza economica. Occorre pensare a interventi psicologici per la socializzazione di genere, educazione finanziaria, percorsi di formazione-lavoro, sostegno al welfare, percorsi di consapevolezza, di empowerment, di rielaborazione e di riscatto, interventi anche con gli uomini maltrattanti e più in generale la diffusione di una cultura di parità e di rispetto. La violenza economica spesso è l’avvio ad altre forme di abuso e confina le donne in una condizione di deprivazione e di fragilità.
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