A sei anni dalla morte dell'attrice finalmente Ladispoli la ricorda.
Nella sua ultima intervista, dopo venti anni di silenzio, raccontò la sua storia di solitudine e di abbandono.
A sei anni dalla sua morte, a Ladispoli qualcosa si muove per onorare la memoria di Laura Antonelli.
L’attrice dalla vita tormentata, definita dal grande regista Luchino Visconti, “la donna più bella dell’universo”, scelse proprio la cittadina balneare per sfuggire all’attenzione morbosa dei mass media, accolta da una comunità che rispettò fino all’ultimo istante la sua privacy.
Laura Antonelli morì sola, stroncata da un attacco cardiaco, nella sua frugale abitazione di via Napoli, dimenticata dal mondo dello spettacolo e da una giustizia che deve ancora chiederle scusa dopo averla massacrata per una colpa mai commessa.
Un meccanismo perverso, un tritacarne mediatico impressionante, sempre braccata da paparazzi o curiosi a caccia di una foto eclatante del viso devastato da errate cure estetiche.
Precedentemente aveva abitato nelle campagne di Cerveteri ma anche lassù era inseguita dai mass media. E fu dipinta come una pazza, un’isterica in preda alle crisi mistiche, una mente fragile da affidare ad un tutore legale.
Chi scrive ebbe l’onore nel 2012 di pubblicare la prima ed ultima intervista rilasciata da Laura Antonelli dopo la bufera giudiziaria e mediatica, incontrando una donna sicuramente frastornata ma assolutamente lucida. Una donna che era consapevole della situazione e che chiedeva soltanto di essere lasciata in pace.
L’attrice istriana ragionava, non parlava con la Madonna e aveva soltanto dei momenti di smarrimento a causa delle tante vicissitudini trascorse.
Del resto, andare in carcere da innocenti ed essere massacrati sotto gli occhi della pubblica opinione spesso può distruggere una vita.
O fisicamente, come nel caso dell’indimenticabile Enzo Tortora, probabilmente ucciso dal dispiacere trasformato in cancro.
Laura Antonelli, nascosta nella sua Ladispoli, cercava una salvezza emotiva e spirituale.
Laura Antonelli, durante l’incontro mi disse testualmente “Vorrei raccontare la mia storia dopo venti anni di silenzio e far capire realmente chi sono.
Non sono quella pazza che tutti hanno descritto, vi chiedo aiuto per uscire dal tunnel e lasciare un giorno un ricordo di me più bello e realistico”.
Concetti lucidi, disperati, un grido di dolore, lanciato in una lunga intervista in cui lei parlò di tutto, dallo scadimento dei programmi televisivi ai ricordi più belli della carriera, dalle vicissitudini giudiziarie che le impedivano perfino di gestire i propri soldi, all’impossibilità di andare a trovare la nipote in Ungheria visto che per ogni azione doveva chiedere il permesso al suo tutore.
Avemmo l’impressione di non essere innanzi a quella squinternata pazza in preda a crisi mistiche che in tanti descrivevano, bensì ad una donna lucida, fragile, talvolta preda delle sue paure. E fu proprio lei ad approvare la nostra proposta di titolare l’articolo “Non sono pazza”.
Poi, sei anni fa, arrivò la triste notizia che mai avremmo voluto ricevere.
Laura morì a 74 anni nella sua casa di Ladispoli per un attacco cardiaco, frutto probabilmente di una fase finale della vita densa di amarezza e delusione per essere stata abbandonata. Ed anche al funerale capimmo che veramente tanti colleghi e sedicenti amici si erano dileguati da tempo, solo l’amico Lino Banfi, la collega Claudia Koll e l’attore Tony Scarf parteciparono ai funerali.
Però, per Laura quel caldo giorno di sei anni fa venne tanta gente con gli occhi lucidi, uno scrosciante applauso salutò l’attrice nel suo ultimo viaggio verso il cimitero di Ladispoli dove riposa da sei anni.
E dove ancora tante persone si recano per lasciare un fiore, un bigliettino o semplicemente per salutarla.
Sono passati sei anni, ma il ricordo non lo potrà mai cancellare nemmeno il tempo, ci riteniamo privilegiati ad aver conosciuto e parlato con Laura Antonelli nella fase più delicata della sua vita.
Un sentimento popolare che da qualche tempo è esploso sui social dove in molti hanno lanciato una proposta all’amministrazione comunale.
A Ladispoli sono state intitolate strade ed altri luoghi pubblici a vari personaggi.
Perchè non inserire anche l’intitolazione di un’opera pubblica o di una strada alla grande attrice che aveva scelto Ladispoli per tornare a vivere? Si era parlato del piazzale antistante il Centro di arte e cultura, sarebbe bello dedicare alla Antonelli un luogo dedicato allo spettacolo di cui le fu indubbia protagonista.
E soprattutto sarebbe un bel gesto per ricordare una grande attrice, una donna fragile e sensibile che amava Ladispoli dove peraltro riposa.
Se volete, andate a posare un fiore davanti all’immagine di questa artista che ha fatto sognare intere generazioni. E sostenete la proposta di intitolarle una strada di Ladispoli.
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