Al via l'operatività per il Piano Transizione 5.0. Agevolazioni per tutte le aziende che decidono di investire nella digitalizzazione e nella transizione ecologica
Si attendeva già da marzo, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge, contenente tutte le disposizioni e le direttive previste dal Pnrr per regolamentare il Piano di Transizione 5.0, che guiderà le imprese nel passaggio ad un modello energetico efficiente, sostenibile e basato sulle energie rinnovabili.
Il decreto attuativo è finalmente in via di approvazione e stabilirà i criteri operativi per mettere in atto il processo di transizione energetica e digitale delle imprese a livello nazionale.
Riepilogando sinteticamente, il decreto prevede la possibilità di usufruire di un credito di imposta per le imprese che intendono investire in ambito di progetti di innovazione nella costruzione di strutture produttive - purché siano ubicate all’interno del territorio dello Stato - le quali facciano da motore per un’apprezzabile riduzione dei consumi energetici per l’impresa stessa.
Nello specifico, si prenderanno in considerazione due macroaree di investimento, che riguarderanno da una parte le strutture produttive vere e proprie - per le quali si verificherà una riduzione dei consumi non inferiore al 3% - e dall’altra i processi produttivi, per i quali si prevederà una riduzione dei consumi di almeno il 5%.
Potranno perciò presentare richiesta tutte le imprese residenti in Italia, ad esclusione di quelle in stato di liquidazione volontaria o coatta amministrativa o fallimento, imprese destinatarie di sanzioni interdittive ai sensi del decreto legislativo 8 giugno 2001 n.231 o che non rispettino le normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro applicabili in ciascun settore e inadempienti rispetto agli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.
A beneficiare dell’opportunità, saranno tutti i progetti di innovazione che saranno presentati nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025, considerando come data di avvio la data del primo impegno giuridicamente vincolante ad ordinare i beni oggetto di investimento.
Oggetto di investimento saranno perciò tutti i beni materiali e immateriali nuovi che sono strumentali all’esercizio d’impresa (e che sono strettamente interconnessi col sistema aziendale), mentre saranno esclusi i progetti di innovazione che sono destinati ad attività direttamente connesse ai combustibili fossili e i progetti di investimento di quei beni gratuitamente devolvibili delle imprese operanti nei settori in concessione e a tariffa nei settori dell’energia, dell’acqua, delle infrastrutture, delle telecomunicazioni, poste o dei trasporti.
Attualmente la bozza di decreto è al vaglio della Commissione Europea, che sta valutando un eventuale ammorbidimento rispetto alle normative relative al principio DNSH (Do Not Significant Harm), un punto fondamentale previsto dal PNRR per gestire una crescita economica che sia coerente alla tutela ambientale.
La bozza sarà poi oggetto di un ulteriore passaggio al MASE e al MEF per la revisione finale, nella quale potranno essere effettuate le ultime modifiche del caso, dopodiché verrà inviato il documento definitivo alla Corte dei Conti che dovrà eventualmente approvarne la pubblicazione ufficiale.
Rispetto alla bozza approvata in precedenza dal Consiglio dei Ministri, il documento in esame presenterà delle modifiche sia formali che sostanziali che riguarderanno soprattutto l’aspetto che impatta l’approccio al principio DNSH, allentando alcuni limiti in essere all’ammissibilità di determinati investimenti di imprese riguardanti determinati settori, fra cui l’agricoltura, per quanto riguarda l’utilizzo di combustibili fossili.
Si prevederà infatti la possibilità di considerare l’ammissibilità degli investimenti da parte di aziende che utilizzano fonti a combustibile fossile per scopi temporanei o per via dell’assenza di un’alternativa tecnologica.
Inoltre, per quel che riguarda le aziende energivore di altri settori, saranno previste aperture a patto che si tratti di attività estranee alle aree che hanno un impatto sulle emissioni di CO2. Si resta invece ancora in attesa dell’ok della Commissione Europea per quel che riguarda l’ammissibilità agli investimenti delle imprese che rientrano nel 10mo percentile più performante del loro settore.
Si fa poi riferimento allo scenario controfattuale: se l’azienda dispone di uno storico di almeno sei mesi, si farà riferimento alla proiezione derivante da quei dati di riferimento; in alternativa bisognerà disporre di una stima effettuata sulla base dell’analisi dei carichi energetici calcolati su dati tracciabili. Ancora, nel caso si tratti invece di un’impresa di nuova costituzione o di un’azienda che ha modificato i processi nei sei mesi più recenti, bisognerà far riferimento allo scenario controfattuale, secondo il quale – come già previsto dalla precedente bozza – bisognerà individuare tre beni di riferimento, dopodiché si terrà conto della somma delle medie dei consumi medi annui di tre beni alternativi oggetto di investimento.
Lo scenario controfattuale costituirà quindi il riferimento per il calcolo del risparmio garantito dall’investimento reale.
Per quanto riguarda gli investimenti relativi alle energie rinnovabili, si stabilirà un limite di 900 €/kW per i costi relativi ai dispositivi di stoccaggio, aumentando invece quello relativo agli impianti di generazione.
Confermata invece la necessità di prevedere l’allaccio delle reti FER (fonti energetiche rinnovabili) aziendali entro l’anno rispetto all’investimento effettuato.
Vengono invece confermate le direttive già previste dalla precedente bozza per la formazione: verrà stabilito un minimo di dodici ore di formazione per un servizio erogato esclusivamente da formatori esterni e che prevederà almeno otto ore da dedicare alla formazione in ambito digitale e green.
Stando a quanto affermato dal responsabile della segreteria tecnica del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Marco Calabrò, oramai il processo dovrebbe essere al suo completamento e dovremmo riuscire ad avere a breve il testo ufficiale del decreto attuativo.
Una volta ricevuto l’ok definitivo, che dovrebbe arrivare verosimilmente entro la pausa di ferragosto, il GSE provvederà ad aprire la piattaforma riservata al caricamento di tutta la documentazione necessaria a mettere in moto il processo delle richieste.
Sarà poi compito del governo pubblicare una circolare esplicativa che potrà essere considerata a tutti gli effetti un codice unico per la regolamentazione del piano di “Transizione 4.0” e del più recente “Transizione 5.0”.
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