Noi, la generazione del Duemila
Per anni ho avuto l’onore di piangere come una bambina davanti al quadro di Giorgio De Chirico “Ettore e Andromaca” e da un lato sono felice che nonostante passi il tempo non sia cambiato niente di quello che mi emoziona. Non sono qui per fare una lezione di storia dell’arte purtroppo, forse non ancora o non del tutto, qualche cenno voglio lasciarvelo, capirete il perché.
“Ettore e Andromaca” rappresenta, in chiave metafisica, l’ultimo incontro tra i due personaggi dell’Iliade prima della morte dell’uomo, e l’autore riesce a fermare il tempo nell’istante di un abbraccio mancato. Andromaca vorrebbe tenere a sé il marito ma è raffigurata senza braccia data l’impossibilità di compiere il suo intento, sa che combatterà comunque e non tornerà da lei nonostante le sue preghiere.
Lei è rimasta sola, privata di ogni cosa, vuota, considerata come un manichino senza braccia né espressione, ha perso la parte di sé che la rendeva viva, apparentemente non è riuscita ad andare avanti. Ma come si va avanti?
È una bella domanda alla quale pensavo di non essere in grado di dare una risposta; invece, a volte è semplicemente molto facile, non c’è bisogno di ricercare qualche strano rimedio o consolazione. Certo, con questo non voglio insinuare che dover dire addio a qualcuno e lasciarselo alle spalle è comodo, come non intendo vanificare o far perdere di importanza mesi o anni di relazioni, solamente è facile quello che verrà dopo.
Possiamo dire che gli ingredienti principali sono quelli utilizzati nella formula della velocità: tempo e spazio; stavolta no, non c’è alcuna metafora o significato nascosto, intendo letteralmente tempo e spazio: il primo per concedersi dei giorni per elaborare il fatto di non avere più quella persona accanto e ricominciare a stare bene da solo, il secondo per reimparare a conoscersi, concentrarsi sui propri obiettivi e non lasciarsi distrarre da tutto ciò che succede fuori dalla nostra bolla di salvezza. Sembrerà una cosa scontata e senza troppo impegno ma fidatevi che ci saranno dei momenti in cui andare avanti sarà veramente difficile ed inevitabilmente si tornerà in quello stato di delusione, tristezza, rabbia e pianto iniziale, va bene tutto questo, ma è necessario darsi un limite.
Insensibile? Non penso proprio, anzi, tengo a me così tanto che mi sono detta: “va bene, hai qualche giorno per starci male, te lo concedo, poi alzati dal letto, lavati il viso e suona il pianoforte; dal giorno dopo il tuo nuovo obiettivo sarà essere felice”.
È una questione di amore, amare sé stessi e pensare al proprio bene…ma tutto questo non riguarda esclusivamente il lato delle relazioni con amici o amori, riguarda ogni cosa: ogni inizio mancato, ogni volta che ti senti fuori posto e non sai da dove ripartire tu continua a camminare, anche se piano ma non ti fermare. Diceva Fabrizio Caramagna: “Hai gambe e braccia per rialzarti e continuare ad andare avanti. Hai il cuore per sostenere lo sforzo e polmoni per respirare. Hai la mente per cercare la direzione. Hai l’anima per sognare ancora.”, non è mai la fine, possiamo provare a vederla come quando giri la pagina di un libro ed inizia un nuovo capitolo. Forse per Ettore ed Andromaca la storia era finita e quella era la loro ultima pagina insieme, eppure l’Eneide ci racconta il lieto fine della donna che ha finalmente ritrovato una nuova pace con un ultimo inizio; la fine di qualcosa è solo il principio di tante altre opportunità e ve lo assicuro che ogni giorno quel peso costante al petto, il buco allo stomaco, la voglia di piangere, l’insoddisfazione della propria vita, la delusione, la rabbia…passerà ogni cosa.
Se così non sarà, caro lettore, sentiti libero di contattarmi e raccontarmi le tue esperienze a questo indirizzo gracemartin.ilmonocolo@gmail.com, prometto di ascoltare con le orecchie del cuore.
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