Mafalda Soap, una pulce con la tosse
Prima di essere un lavoratore, ognuno di noi è stato disoccupato. In questo periodo di crisi economica, chi lavora fa pensieri sullo spettro della disoccupazione, mentre chi non lavora il pensiero costante è l’urgenza di trovare un lavoro.
Non tutti beneficiano del “reddito di cittadinanza", non tutti viviamo sulle “spalle dello Stato". Si può sopravvivere alla disoccupazione, non è una malattia.
La disoccupazione appartiene alla vita. E’ democratica. Non si è mai soli.
Capisco che la disoccupazione demoralizza; mortifica la persona; aumenta il rischio di disturbi di salute mentale; riduce il benessere fisico; aumenta l’uso dell’alcol; sviluppa ansia; fa provare sensazioni di impotenza; il rimuginio ci fa sentire bloccati; si creano conflitti relazionali; difficoltà coniugali; perdita di amici; abbiamo la sensazione di essere giudicati dagli altri; si rimandano le decisioni più importanti della nostra vita. Si vive il periodo senza lavoro come un periodo morto.
E’ una esperienza vissuta in solitudine e ci sentiamo emarginati.
Ho descritto dettagliatamente la condizione di un disoccupato? Si!
E come ho risolto la mia condizione? Reagendo in modo efficace e produttivo. L’ho affrontata al meglio.
Ti spiego: la disoccupazione si può affrontare in modo passivo nell’attesa di un nuovo lavoro (è un dono! È un regalo! Forse una vincita o colpo di fortuna!); oppure in modo attivo assumendo il controllo della propria vita, facendo diventare un lavoro la ricerca del lavoro. Aggiungo che nel momento in cui si perde il lavoro, sperimentiamo emozioni confuse e dolorose.
Siamo preoccupati per la situazione finanziaria, proviamo vergogna nel dire che non si lavora.
Ma dobbiamo pensare che ci troviamo in un periodo che si trova tra l’ultimo lavoro e il futuro lavoro. Non siamo cambiati, non siamo differenti da quella persona che si è quando siamo occupati. Quindi ripeto! Perdere il lavoro può accadere a chiunque e l’unica cosa che possiamo fare è cambiare il modo di pensare. Nel momento della disoccupazione si hanno due lavori da portare avanti: cercare lavoro e prendersi cura di noi stessi.
Dobbiamo stabilire degli obiettivi e impegnarci a perseguirli.
La nostra identità non è definita dal lavoro, ma siamo padre o madre, marito o moglie, fratello o sorella, figlio o figlia, amico o amica… Impegnarsi a fare volontariato ci aiuta a sviluppare contatti, capacità, idee che ci possono condurre verso un nuovo lavoro. Seguire un corso, qualunque esso sia, ci può aprire nuove opportunità.
Dobbiamo trasformare la fase di disoccupazione in un momento di crescita. Riconosciamo le nostre emozioni correlate ai pensieri negativi, che non fanno altro che aumentare la profezia che si autoavvera: “non troverò un lavoro, sono un fallito/a, tutto quello che faccio non funziona ecc…" rimanendo in un circolo vizioso. Le emozioni quando si presentano si osservano, non si giudicano, non si controllano e non si scacciano via. Evitiamo di etichettarci e di sentirci vittime. Non possiamo credere a tutto quello che pensiamo perché i pensieri non sono rappresentazioni della realtà.
Pensieri e fatti sono differenti.
La disoccupazione è una sfida, che dobbiamo accettare, ci dobbiamo impegnare al meglio, ci fa sentire meglio e più forti. Pianifichiamo attività gratificanti, come se ci fossimo presi un anno sabbatico, ci sentiremo fisicamente e mentalmente meglio e avremo successo nei colloqui di lavoro.
In questo modo costruiamo la nostra autostima. Ricercare lavoro richiede perseveranza e impegno.
Non sto qui a dirti di mantenere il C.V. in ordine e aggiornato, creare una lista di contatti, consultare gli annunci, conoscere meglio l’azienda alla quale presentare il proprio curriculum vitae, oppure di valutare in modo oggettivo cosa è andato bene e cosa meno del colloquio precedente per autocorreggersi, perché presumo che tu lo sappia. Ma sto qui a dirti di parlare con il partner, qualora ci fosse, per condividere i sentimenti e i pensieri e risolvere insieme i problemi; parlare con amici e parenti; vivere la vita ora invece di pensare di ricominciarla quando si trova lavoro, concentrarsi sul presente.
Ora sei pronto per avere un primo colloquio con te stesso, e poi con un dirigente delle risorse umane. Buona Fortuna.
Se vuoi raccontare una tua esperienza puoi farlo scrivendo a:
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