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LA NECROPOLI DELLA BANDITACCIA

Aggiornamento: 8 apr 2021

NEL CENTRO MEDIEVALE DI CERVETRI LA STORIA DELL'ANTICA CITTA' DI CAERE

Suggestivo viaggio nel tempo alla scoperta della cultura etrusca

Presso il gelido fiume di Cere, narra Virgilio nell’Eneide, c’è il bosco sacro consacrato al dio Silvano, dio del bestiame e dei campi, dove Enea e la sua scelta gioventù si riposano e fanno riposare i cavalli.

É qui che sua madre Venere, splendida, discende dalle nuvole recando ad Enea le armi stupende forgiate da Vulcano, tra cui lo scudo istoriato su cui il dio, conscio dell’avvenire, vi aveva rappresentato la storia d’Italia e i trionfi di Roma.

Tale luogo è unanimemente individuato sotto le mura di Caere, città tra le più importanti dell’Etruria. Il territorio era ricco di acque e di ferro e l’importanza e le ricchezze della città erano favorite dai commerci marittimi, soprattutto attraverso l’antico porto di Pyrgi, Santa Severa oggi, che per lungo tempo, prima dell’espansione romana, si trovò al centro del Mediterraneo. Caere fu testimone della nascita di Roma e nel tempo ne diventò amica, poi nemica ed infine sottomessa; di certo lasciò in eredità una vasta cultura a Roma.

Il centro medievale dell’attuale Cerveteri cela del tutto le testimonianze dell’antica città di Caere, dalle cui imponenti mura si aprivano dieci porte e le strade che ne uscivano conducevano a quattro necropoli, disposte tutt’intorno e a breve distanza.

Sono proprio le città dei morti che ci permettono di fare un viaggio nel tempo e ci immergono nella vita degli antichi Ceriti, essendo queste costruite del tutto similmente alla città dei vivi, costituendo così una testimonianza unica ed eccezionale dell’antica civiltà etrusca. Gli etruschi infatti credevano che il defunto potesse continuare una sorta di vita in un ambiente a lui familiare, circondato da oggetti personali e scorte di viveri.

Le necropoli della Banditaccia, il cui nome è dovuto alle concessioni dei terreni che venivano date nel secolo scorso tramite bandi, terreni non buoni per pascolo e agricoltura così da ispirare il nome odierno, sono sito Unesco dal 2004, insieme alle necropoli di Tarquinia. L’enorme estensione totale delle due di 450 ettari e la presenza di migliaia di tombe fa si che, a livello mondiale, queste siano seconde solo alle necropoli egiziane. Le necropoli della Banditaccia, circa 100 ettari di estensione, sono suddivise in diverse aree, delle cui la più nota ed attrezzata per visite turistiche è la “zona del recinto”, grande circa 10 ettari e su cui sono dislocate circa duemila tombe.

Si nota una continuità d’uso dal IX secolo fino alla denominazione romana, permettendo così di osservare la crescita e il declino di questa civiltà, il cambiamento dei costumi e le differenze sociali. Sono individuate cinque diverse tipologie di tombe e di queste la tomba a tumulo è la più rappresentativa del territorio: costituita da una struttura circolare ricavata dal tufo e con un accumulo di terra sovrastante, racchiude una o più tombe della stessa famiglia. Il periodo più florido di questa antica civiltà è il VI secolo a.C. e infatti ritroviamo relative a questo periodo tombe a camera di grande raffinatezza, arredate con letti divisi per sesso, sedie di tufo con poggiapiedi, cornici e decorazioni sulle pareti; imperdibili le tombe dei Vasi Greci, della Cornice e della Casetta.

Una delle più belle tombe del periodo ellenizzante più tardo rispetto a questo è la cosiddetta Tomba dei Rilievi, dove si può vedere una inusuale, rispetto ai consueti affreschi etruschi, decorazione a stucco che corre lungo tutte le pareti: sono raffigurati perlopiù oggetti della vita quotidiana e oggetti militari come scudi, lance e corazze.

Dal 2012 alcune tombe sono state dotate di proiezioni 3D di grande impatto per i visitatori. Purtroppo la pandemia oggi sta mettendo a dura prova questi luoghi della cultura, con aperture a singhiozzo e regole per cercare di prevenire il contagio molto stringenti: prima dell’ultima chiusura, obbligata dalla zona rossa del Lazio, era possibile l’accesso solo a 14 persone per turno e la maggior parte delle tombe era chiuso alle visite.

Uno dei modi migliori per superare questa crisi e sostenere la tutela e conservazione di questo luogo meraviglioso è visitarlo, l’alto numero di visitatori spingerà a maggiori aperture e ad un miglior collegamento con i mezzi pubblici, purtroppo qui gravemente carente al momento, stimolerà i finanziamenti e la conseguente ricerca archeologica, porterà a maggior tutela delle aree attualmente non visitabili e da sempre oggetto di scavi clandestini.



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