Noi, la generazione del Duemila
E‘ di queste ore la notizia della cattura dell’Orsa JJ4, “artefice” della morte di un ragazzo di 29 anni. Nonostante varie mobilitazioni di associazioni, persone varie e via discorrendo, l’orsa è stata catturata e rinchiusa in un “centro faunistico” su in Trentino.
Molti si schierano dalla parte dell’orsa, molti altri dalla parte opposta.
Ciò che sappiamo è che lei ha ucciso un uomo, perché, probabilmente, stava difendendo i suoi cuccioli.
Come una qualsiasi madre farebbe! Naturalmente siamo tutti tanto dispiaciuti per la morte del giovane ragazzo, e siamo tutti vicino alla sua famiglia. Non sappiamo per quale motivo il ragazzo si fosse recato nel bosco: alcune fonti sostengono che fosse andato lì per una passeggiata in bicicletta, altre fonti sostengono che fosse andato lì appositamente per fotografare orsa e cuccioli. A prescindere dal motivo, siamo tutti molto dispiaciuti per la sua morte.
Ma permettetemi di mettere la questione da un altro punto di vista.
A che cosa servirebbe uccidere una creatura che ha agito solo per difendere i suoi cuccioli? Probabilmente (mi permetto di parlare per ipotesi, non me ne voglia nessuno) si è sentita minacciata e ha agito mossa da istinto materno.
Quando l’orsa è stata catturata sembra che fosse in compagnia dei suoi cuccioli. È stata separata da loro, rinchiusa e condannata a morte.
Tutto questo per aver fatto la madre. Mi pare di comprendere che nella società odierna essere una madre, sotto qualsivoglia specie, sia una condanna: le donne, quando rivelano nei colloqui di lavoro di essere madri, ricevono svariate porte in faccia.
Non ricevono il giusto aiuto e i giusti mezzi per crescere un figlio e si ha il coraggio di dire, poi, che in Italia c’è crisi demografica.
Una madre orsa, viene catturata e condannata per aver fatto la madre e aver difeso i cuccioli, dopo che era stato invaso il suo habitat.
Ma la domanda che mi pongo è: ucciderla riporterà in vita il giovane? La risposta è no.
A che cosa serve ucciderla? A nulla.
Altro non è che un delirio di onnipotenza di “qualcuno” (non faccio nomi, penso che tutti sappiamo chi sia) che si crede tanto potente da poter fare e disfare tutto ciò che vuole, natura stessa. La stessa madre del giovane, sebbene ora stia indubbiamente provando un dolore immenso, perché ha perso il proprio figlio (e credo che siamo tutti concordi nel definire questo tipo di dolore un dolore, per una madre, lancinante, che ti lacera dentro e dal quale si esce con molto tempo, difficoltà e aiuto), ha detto che uccidere quella creatura non serve a nulla.
Penso che la soluzione ad una situazione simile ci sia, se per una volta si mettesse da parte il delirio di onnipotenza.
Una cosa è certa: uccidere quella povera creatura, non smetterà di fare soffrire la madre del giovane, non riporterà in vita lo stesso.
Servirà solo a creare ulteriore sofferenza, a togliere a dei cuccioli la propria madre e a dimostrare, ancora una volta, quanto l’uomo si senta onnipotente nei confronti della natura e dei suoi abitanti… Sbagliando di grosso!
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