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Immagine del redattoreValeria Bomberini

Investimenti per green e digitalizzazione, il Piano Transizione 5.0 è ora realtà



Continua la corsa per un nuovo modello di economia sostenibile con l’ultima novità a riguardo, arrivata lo scorso 2 marzo.

Già approvato dal Governo il 26 febbraio, è stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legge che contiene tutte le disposizioni attuative previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il cosiddetto “Piano Transizione 5.0”, quindi le direttive che regolamentano la transizione green e i processi aziendali di digitalizzazione, e più nello specifico ciò che riguarda il credito di imposta per gli investimenti delle aziende relativi al biennio 2024-2025.

Un passo importantissimo «per lo sviluppo della politica industriale del nostro Paese», come afferma anche il ministro Adolfo Urso, dopo l’approvazione da parte del governo del decreto legge «per consentire alle nostre imprese di innovarsi per vincere la sfida della duplice transizione digitale e green, nei due anni decisivi 2024/2025, in cui si ridisegnano gli assetti geoeconomici. Oltre agli investimenti in beni strumentali, la misura è orientata anche alla formazione dei lavoratori, perché le competenze sono il fattore che fa la differenza soprattutto per il nostro Made in Italy».

Una novità decisiva per accelerare l’avanguardia del nostro Paese in materia di sostenibilità.

Un programma pensato per tutte le aziende che intendono effettuare dei nuovi investimenti sulle strutture produttive che sono ubicate nel territorio dello Stato e che consentiranno la realizzazione di tutti i progetti in materia di innovazione finalizzati ad un risparmio in termini di consumi energetici andando a beneficio di costi e sostenibilità ambientale.

Le condizioni necessarie affinché si possa accedere agli incentivi prevedono proprio l’investimento in almeno uno dei beni strumentali materiali ed immateriali che rientrano nel precedente Piano di Transizione 4.0, i quali dovranno essere inseriti in un progetto di innovazione che preveda di ottenere un risparmio sui consumi energetici di almeno il 3-5%.

Inoltre, come anticipato, si introduce una novità rispetto al decreto precedente, aprendo la strada agli investimenti previsti per la formazione dei dipendenti aziendali e per l’autoproduzione di energia a partire da fonti rinnovabili – a questo proposito, il 26 febbraio scorso il MASE ha ufficializzato l’uscita delle regole operative relative alle Configurazioni di Autoconsumo per la Condivisione di Energia Rinnovabile (CACER), che definiscono l’iter specifico per l’accesso ai contributi, in particolar modo per le comunità energetiche. Il piano è finanziato con risorse pari a 6,3 miliardi di euro, che andranno ad aggiungersi a quelli già previsti dalla legge di bilancio 2024 (pari a 6,4 miliardi) per arrivare ad un totale di 13 miliardi di euro finalizzati a sostenere la transizione green e le imprese in questi due anni.

Nel dettaglio, verranno distribuiti 3780 milioni per i beni strumentali, 1890 milioni per l’autoconsumo e 630 milioni che andranno invece a coprire il settore della formazione.

Grazie al Piano Transizione 5.0, tutte le imprese avranno accesso al credito di imposta per gli investimenti - che potranno ricadere indistintamente su beni strutturali materiali ed immateriali – pari al 35% della spesa fino ad un limite di 2,5 milioni, percentuale che può essere estesa occasionalmente al 40 o 45% nel caso in cui si riscontrino riduzioni importanti in termini di consumi energetici.

Nel particolare, il credito di imposta viene assegnato in maniera inversamente proporzionale rispetto al volume di investimento: avremo così una percentuale del 35% per gli investimenti che non superano i 2,5 milioni di euro, il 15% per investimenti la cui spesa è compresa tra i 2,5 e i 10 milioni di euro e una percentuale del 5% per investimenti che superano la soglia dei 10 ma rientrano nei 50 milioni di euro per anno per impresa beneficiaria. Inoltre, nel caso di risparmi energetici che superino le percentuali minime richieste del 3 (nel caso di consumi relativi ad una struttura produttiva che si trova all’interno del territorio nazionale) o del 5% (nel caso in cui si faccia riferimento ai consumi energetici dei processi interessati dall’investimento), oltre alle aliquote ordinarie è previsto l’affiancamento di percentuali maggiorate. Alle imprese richiedenti sarà richiesta la presentazione di alcune certificazioni obbligatorie, tra cui una ex ante ed una ex post [investimento] al GSE, volte rispettivamente a prenotare e ed abilitare la fruizione dell’incentivo. Le certificazioni richieste alle imprese dovranno essere rilasciate poi da un valutatore indipendente, il quale dovrà attestare, tra le altre cose, l’effettiva riduzione dei consumi energetici conseguibili tramite gli investimenti e l’effettiva realizzazione di questi ultimi. L’accesso al credito di imposta avverrà quindi esclusivamente in compensazione attraverso l’F24, che dovrà essere presentato tramite il portale online messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate entro il 31 dicembre 2025.

Centrale diventerà perciò il ruolo del GSE il cui ruolo diventerà sempre più quello di controllore e di garante dell’intero processo di finanziamento, verificando dapprima la completezza della documentazione e fungendo da punto di raccordo per tutto il processo relativo all’avanzamento dell’investimento.

La novità principale di questo programma vede infatti proprio il nuovo ruolo di controllo attribuito all’ente, che prenderà il posto dell’Agenzia delle Entrate nel ruolo di verifica dei requisiti tecnici e dei presupposti previsti per la fruizione degli incentivi.

Dal 2 marzo – la data della sua pubblicazione sulla Gazzetta - il decreto legge è già operativo, ma solo entro il 1° aprile potremo avere effettivamente anche un decreto attuativo per la sua effettiva applicazione.



 

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