In una società sempre più interconnessa i confini tra online e onlife si vanno dissolvendo.
Ricerca di un giusto equilibrio tra le parti per cercare di cogliere tutte le opportunità possibili.
Siamo nella società post-moderna, iper-connessa alla rete Internet.
Viviamo in quella che viene definita l’era dell’“Internet of Things”, letteralmente Internet delle Cose.
Oggi non solo i nostri device personali (PC e smartphone) sono connessi alla rete Internet ma una serie di strumenti che utilizziamo quotidianamente, come l’automobile che, attraverso i suoi sistemi più aggiornati d’infotainment, consente al guidatore di vivere un’esperienza digitale di matrice interattiva.
A tal proposito si pensi soltanto al Mercedes Me che integra un’assistente vocale che ci viene “in soccorso” quando gli chiediamo una via in particolare o il ristorante più vicino rispetto alla nostra posizione.
Questo radicale cambiamento e processo, che non può essere fatto proprio da tutti per ragioni di ordine economico e socio-culturale, è sintetizzabile con l’espressione “Onlife”, neologismo coniato da Luciano Floridi, filosofo italiano, naturalizzato britannico e docente ordinario di Filosofia ed Etica dell’Informazione presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford. Con “Onlife” si intende proprio l’esperienza che l’uomo di oggi vive e nella quale i confini tra online e offline sono andati a mano a mano dissolvendosi per lasciare spazio ad una sinergia tra le parti.
Questo fenomeno è analogo a quello che gli esperti di Marketing definiscono come ambiente Phygital.
Tutto ciò fa comprendere come l’integrazione e “la collaborazione” tra virtuale e analogico interessi tutta la sfera dell’agire umano.
Oggi si può andare tranquillamente a Seattle in un negozio fisico “Amazon Go”, comprare un prodotto e pagare presso le casse automatiche e robotizzate.
Si vive lo spazio fisico ma allo stesso tempo si viene travolti dalle innovazioni dell’Intelligenza Artificiale (IA) durante tutta l’esperienza nello store, dove si può socializzare con altri acquirenti ma allo stesso tempo questi attori si confrontano con le più avanzate tecnologie di automazione.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda un’altra azione che quotidianamente svolgiamo tutti: la guida. Una persona al volante della sua Mercedes fatta di sportelli e parti tangibili (meccanica, carrozzeria) può interagire ed instaurare un dialogo con l’assistente virtuale che lo supporterà nelle fasi di “guida incerta”.
L’Onlife viene spiegato benissimo dal suo inventore che in una Web Conference del 2018, tenutasi a Lione, riporta: “Vorrei descrivere la nostra società come la società delle mangrovie.
Le mangrovie crescono in un clima meraviglioso dove il fiume (di acqua dolce) incontra il mare (di acqua salata). Ora immaginate di essere in immersione e qualcuno vi chiede: l’acqua è salata o dolce?
La risposta è che: Mio caro, non sai dove siamo. Questa è la società delle Mangrovie. È sia dolce che salata. È acqua salmastra.
Quindi immagina che qualcuno ti chieda oggi: Sei online o offline?
La risposta è: Mio caro non hai idea di dove ti trovi. Siamo in entrambi”.
Insomma l’Onlife va praticamente configurandosi come quell’atteggiamento che l’essere umano adotta nel contesto di una società, la quale, per caratteristiche strutturali, viene considerata iper-storica; approccio appunto consistente nel non percepire più la differenza tra online e offline.
Tutto questo processo è stato favorito dallo sviluppo delle ICTs, ossia le Tecnologie dell’Informazione e della comunicazione.
L’umanità globale vive l’Onlife in tutti i settori della vita.
Si consideri soltanto i lunghi mesi travagliati del lockdown, nei quali i nostri studenti non facevano altro che partecipare in maniera scarsamente pro-attiva alle lezioni erogate dai docenti in modalità “da remoto”.
L’attenzione riscontrata negli studenti era più che insufficiente e lo è anche allo stato attuale dei fatti.
Un giovane “nelle mura” della sua camera (spazio fisico) ha avuto ed ha la possibilità di seguire le lezioni in digital che richiedono requisiti non particolarmente macro, tra i quali: una decente banda di connessione, una webcam e un PC.
Lo stesso vale per lo smart-working che ha reso alcuni lavoratori, pubblici e non, maggiormente efficienti nel processo “produttivo” aziendale.
L’Onlife va saputo sfruttare con saggezza e senso critico.
La fusione tra lo spazio digitale e quello fisico deve essere trattata come un “cane di grossa taglia”, ossia va saputa domare al fine di evitare che l’uomo diventi un soggetto passivo del digitale.
Dobbiamo essere pro-attivi per cercare di cogliere le opportunità e le facilità che il network online ci offre ma allo stesso tempo bisogna essere consci di vivere in un mondo reale fatto “di calori”, di relazioni, di contatti ai quali, per inclinazione umana, non possiamo rinunciare e sacrificare per un mondo troppo numerico, razionale, automatizzato, standardizzato quale quello tecnologico e dell’automazione.
Ci vuole un giusto equilibrio tra le parti per cercare di cogliere le opportunità da ambo “le facce della medaglia”.
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