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Colleferro tra Guelfi e Ghibellini

All’alba del 2025 è giunto il momento di tracciare un bilancio dell’ultimo decennio amministrativo e sociale della nostra città.

Un periodo segnato da un profondo cambiamento politico-amministrativo che, purtroppo, ha inciso in modo significativo sull’identità collettiva e sul senso di appartenenza che per anni hanno caratterizzato Colleferro.

Dal punto di vista amministrativo, almeno nel primo quinquennio, non si può certo parlare di immobilismo.

Il giovanilismo del 2015 e il conseguente ricambio generazionale della classe dirigente portarono, senza dubbio, una temporanea ventata di entusiasmo.

Questo slancio iniziale consentì di completare e portare a termine diversi progetti di ampio respiro, già ideati e avviati dalle amministrazioni precedenti. Tra questi, spiccano la definitiva valorizzazione dell’area logistica ex Slim, l’approvazione del reticolato cittadino delle piste ciclabili, il rafforzamento dei rapporti tra la grande industria e l’amministrazione locale, la riqualificazione degli impianti sportivi e dei teatri, fino alla tanto attesa chiusura della discarica di Collefagiolara, avvenuta nel 2020 un evento che, secondo le previsioni iniziali, sarebbe dovuto avvenire già l’anno precedente.

Tutti risultati, però, che rappresentano più una naturale conseguenza dei percorsi amministrativi precedentemente tracciati, che non l’espressione di una reale discontinuità o di una nuova visione politica.

Nel secondo quinquennio, dopo una netta riconferma alle urne per l’amministrazione Sanna, ci si sarebbe potuti aspettare una visione più ampia, un cambio di passo o una nuova direzione capace di segnare una reale discontinuità con il passato.

E invece, sulla scia delle linee già tracciate nel precedente mandato, si è proseguito lungo un percorso che si è rivelato, evidentemente, funzionale e condiviso anche dalla nuova fase amministrativa.La nota dolente di questo secondo mandato è stata, però, l’emergere di un forte scollamento tra cittadinanza e istituzioni.

Un divario crescente, probabilmente non del tutto consapevole, tra chi ha sostenuto con entusiasmo ogni scelta dell’amministrazione e chi, pur esercitando legittimamente il diritto di critica, si è ritrovato emarginato dal dibattito pubblico.La polarizzazione del pensiero collettivo in due fronti contrapposti     chi “con” e chi “contro” rappresenta forse la più grande sconfitta sociale della storia recente di Colleferro.

È venuta meno quella “terra di mezzo”, quello spazio libero in cui un confronto sereno, critico e costruttivo poteva ancora essere considerato una risorsa e non una minaccia.

Colleferro appare oggi come una città frammentata, divisa non solo da dinamiche sociali ed economiche, ma anche da una visione politica che fatica a farsi davvero condivisa. In questo contesto, cresce l’attesa per un cambiamento profondo, culturale e politico, capace di ricucire le distanze e di promuovere un senso di appartenenza comune.

L’obiettivo: costruire una comunità in cui tutti i cittadini si riconoscano parte di un unico progetto inclusivo.

A raccogliere la sfida è il nuovo centrodestra territoriale, che si propone come motore di questo processo di riconciliazione e rinascita.

La sua ambizione è quella di restituire Colleferro ai suoi abitanti, riportandola al centro delle loro vite, delle loro idee e dei loro affetti, superando divisioni, pregiudizi e appartenenze rigide. Una proposta che punta a riscrivere il futuro della città a partire dall’ascolto e dalla partecipazione di tutti.




 

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